Il nuovo mostro di Simmons scatena autentico terrore
L'horror moderno ha un disperato bisogno di originalità e di mostri inediti, che escano dalla routine e dagli schemi degli ormai abusati vampiri, zombi e licantropi. L'incomparabile Dan Simmons lo sa bene: e infatti si industria per offrire ai suoi lettori idee sempre nuove, sconcertanti ed imprevedibili. I suoi romanzi horror sono inusuali e l'autore si diverte a mescolare generi e letterature.
In questo suo ennesimo capolavoro riesce a far coesistere da una parte il romanzo storico e quello avventuroso, con un sapiente distillato di Conrad e Melville, di Borroughs e Verne, di Conan Doyle e Salgari, e dall'altra parte il racconto horror e surreale, racchiudendo tutta quanta questa esplosiva miscela in un'inattaccabile griglia di nozioni storiche autentiche, accuratamente raccolte e documentate.
I suoi libri sono sempre costruiti su informazioni seriamente verificate e su approfondite nozioni storiche e geografiche, segnale di un complesso lavoro di ricerca e di preparazione, allestito con cura maniacale, prima di scrivere il racconto con la sua consueta profondità lessicale.
Un romanzo di Simmons non è mai una lettura banale, una frivola parentesi per la pura evasione. Al contrario, lo spessore culturale manifestato dall'autore, lontano dal ridursi ad uno sterile sfoggio di sapienza, costituisce sempre ragione di particolare impegno per il lettore, cui non è consentito abbandonarsi alla trascinante narrazione, ma che deve restare vigile lungo il tracciato per non perdersi in esso.
LA SCOMPARSA DELL'EREBUS non sfugge a queste regole.
Va detto che la traduzione del titolo è suggestiva, ma fuorviante, rispetto all'originale THE TERROR, che allude ambiguamente sia al nome della nave da esplorazione al centro della vicenda (che non è certo l'ammiraglia Erebus), sia all'omonima emozione che imprigiona, non meno del freddo artico, gli sfortunati esploratori dell'equipaggio.
Il romanziere propone prima di tutto un'istruttiva e approfondita ricostruzione della vita dei marinai britannici del 1845, dei loro viaggi eroici nell'inospitale Nord per trovare il leggendario "Passaggio a Nord Ovest", e poi si cura, in particolare, di raccontare le traversie dalle conseguenze disastrose della spedizione perduta delle navi Erebus e Terror, guidate da sir John Franklin.
Approfittando degli spazi lasciati liberi dalla storia e inghiottiti per sempre da quei territori inospitali, Simmons utilizza i fatti così accuratamente assemblati come trampolino di lancio per proiettare nel nostro immaginario un nuovo, terrificante mostro, un incubo del tutto inedito nella narrativa horror, che con le sue imprevedibili aggressioni assassine, con la sua presenza dissimulata dal buio della notte artica, si candida (al parti del famoso "Shrike" di HYPERION) a riapparire negli incubi futuri del lettore.
Un grande romanzo di avventura, fantasy e horror di quelli che appaiono sporadicamente in un intero decennio. Meriterebbe un'accurata trasposizione in qualche eccellente miniserie televisiva.